Essenziali sono opere come questa che vanno a compensare gravissimi vuoti, cancellature imperdonabili, fondamentali. Non casuali. Roberto Farina cura questa pubblicazione dedicata a questo genio poliedrico, incarnante l’arte-il pensiero-la libertà, perché unica indomabile connessione esistenziale e politica. Si aprono contributi inediti di Antonio Riccardi, Claudio Mariani, Tommaso Di Dio, Nicoletta Serio, Gianluca Renoffio, Franz Baraggino, Franco Schirone, Luca Buttafava, Luca Sforzini.

Vale la pena ricordare e apprezzare che la pubblicazione è stata resa possibile grazie al sostegno economico dell’AICVAS, Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna.     

Il suo vero nome: Dante Pescò (Milano, 1899 – Castelleone, 17 novembre 1984). È stato pittore, scultore, illustratore, architetto, poeta, nella luce partigiana dell’anarchia, e dell’antifascismo.

I vari spicchi mettono in risalto aspetti della sua qualità, attraversando le arti, le sue scelte, la povertà come dignità e necessità di non affiliazione, la generosità di contribuire con il proprio corpo a sradicare il potere dittatoriale, ovunque e comunque. Una documentazione fotografica espone opere e suoi ritratti.

La domanda: come mai non si porgono a scuola figure come queste? Che cosa insegnano persone come Giandante tanto da legittimarne l’oscuramento?

Avrei desiderato leggere le sue poesie, i suoi scritti e i suoi disegni, sebbene molto di sua mano ha soppresso, esigente e severissimo con sé stesso.

Cito una sua frase del 1930.

Se la vita è arte non c’è bisogno di essere artista, piuttosto è importante essere dei filosofi esteti, ossia morali, per far sì che la vita (arte) non si corrompa.

Diceva solitamente: un quadro in ogni casa.

La canzone la canto
su un bastone vagabondo.
Finché cadono le ultime lagrime
E si rinchiudono le ali a tutti i corvi.

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