L’incontro Editoria indipendente: cultura e formazione, organizzato da Adei al Salone del libro di Torino, è la continuazione di un importante lavoro che vede l’Associazione degli editori indipendenti impegnata a costruire connessioni e tavoli di discussione con chi scrive, studia e veicola contenuti all’interno del mondo della scuola, delle famiglie, della comunità.
La scelta delle relatrici in questa sede ha voluto dare, da una parte, un paesaggio di memoria sulle criticità di allora e di oggi, specificando poi certe concrete esperienze all’interno della scuola.
Il percorso di approfondimento e di offerta di punti di vista diversificati è in divenire.

Raffaella Polverini (Editora e socia Adei)

“EDITORIA INDIPENDENTE TRA CULTURA E FORMAZIONE: PAROLA-LIBRO, UN BINOMIO GENERATIVO PER LA SCUOLA, LA FAMIGLIA E LA SOCIETÀ”

Lidia Liboria Pantaleo

Parlare di editoria indipendente tra cultura e formazione e proporla come una presenza concreta e generativa per la scuola, la famiglia e la società è un tema ambizioso e sfidante che si è portato con forza e determinazione al Salone del Libro di Torino insieme ad ADEI.

Si è cercato di delimitare, per quanto possibile, uno spazio che per sua natura intrinseca esteso, anzi estesissimo, un vero sistema complesso, estremamente eterogeneo in cui convivono vari attori sociali e promotori di cultura etica sociale e letteraria. Abitare questo spazio è altrettanto complesso e ha in sé un rischio molto forte come quando ci allontaniamo troppo dalla riva per fare una nuotata libera: restare trascinati da una delle correnti che  si agitano al suo interno e vagare senza rotta alla ricerca di quella più importante che magari, alla fine, ci può apparire troppo nebbioso, annebbiato o persino annacquato. Un mare in cui si rischia persino di non riuscire nemmeno a galleggiare.

MA. Abbiamo un appiglio, un boccaglio che ci permette di prendere respiro, rimetterci a nuotare e rituffarci dentro. Il nostro boccaglio sono la parola, il libro  e la letteratura che, pur essendo cifre di questa complessità, vanno vissuti fino in fondo e  sono capaci di invitare all’esplorazione. Una esplorazione vitale capace di indossare una lente speciale per cogliere una visione ampia, aperta, coinvolgente capace di rendere la complessità navigabile per tutto e a tutti. È la chiave per dare un senso a ciò che apparentemente sembra sfuggire, è come leggere un non-sense di Scialoja “L’albatro a cui tendevi un piccolo caimano volò così  lontano che non si vede più” e scoprire che l’apparente non senso in realtà ha molti sensi ed è capace di attingere non solo a ciò che è custodito nei nostri solai di esperienza (come direbbe Fabrizio Frasnedi) ma è capace di alimentare il nostro mondo culturale aprendoci a prospettive non usali che hanno una unica radice comune “la parola”: scritta-detta-ascoltata-disegnata-segnata-agita.

E continuiamo a usare come metafora la poesia di Scialoja per accendere un’altra dimensione della questione: la lingua è capace di percorrere strade diverse e di sostanziarsi con e attraverso linguaggi diversi, plurimi multimodali con uno scopo preciso che  è intrecciare relazioni tra gli esseri umani.

Educare alla parola e la parola a scuola, in un progetto educativo condiviso con la famiglia e tenendo conto di tutto ciò, significa coltivare il pensiero critico, costruire l’ascolto, il dialogo, dare spazio alla narrazione di sé e degli altri per raggiungerli attraverso la comunicazione facendo attenzione a non creare gabbie/ostacoli nello scambio linguistico e rispettando tutte le lingue. Insomma, un progetto che dia spazio alla lingua agita, oggetto di ricerca e di crescita, alla lingua vissuta come corpo vivo vibrante; una lingua di cui aver cura “naturalmente” sin dai primi incontri con la lingua scritta. Una lingua vissuta e goduta per incontrare i libri e la bellezza delle parole. Il Manifesto “Educare alla parola” del GN Lingua MCE è portatore proprio di queste cifre educativo-didattiche.

Parola-Libro sono un binomio sostanziale per la crescita di ciascuno/a e per questo occorre dare e darsi un tempo per so-stare nella ricchezza testuale per leggere, indagare, scoprire e scoprirsi, interrogare il testo, aprire e partire da esso verso nuovi orizzonti di conoscenza e di riflessione individuale e collettiva.

Parola-Libro è anche il binomio per ri-trovarsi. È il binomio che può aiutare e sostenere l’individuo e il gruppo nella conquista  e nella crescita culturale alimentando la dimensione della libertà nell’incontro autentico con l’Altro. Un binomio capace di creare le condizioni per accogliere il Volto dell’Altro (coltivando la nostra dimensione anche etica) in una sorta di epifania che permette a ciascuno di andare oltre il limite del proprio io, di operare scelte in una dimensione individuale e collettiva, di aprirsi a sguardi diversi e di creare convergenze.

Proprio attraverso questo creare è possibile intravvedere e costruire nuove prospettive, nuovi patti nel prezioso e complesso circuito editoria-scuola-librerie-associazioni culturali-biblioteche senza restare imbrigliati nella trama della tessitura creativa che l’incontro tra questi attori protagonisti produce. Solo il lavoro condiviso e co-progettato nel rispetto dei rispettivi ruoli e carichi  può sostanziare e condurre all’acquisizione di una postura educativa (e non educa solo la scuola e la famiglia!) capace di rispondere alla necessità dell’esercizio del diritto alla parola dell’infanzia.

In un orizzonte di azione condiviso non si deve temere la perdita apparente della propria specificità ma cogliere l’occasione per aprire un orizzonte nuovo. È solo nell’incontro di questa pluralità di mondi, nella loro relazione, che si può dare spazio al potere emancipativo della parola e del libro senza continuare a schiacciare l’infanzia sotto la pressa di una sua visione come “adultità in miniatura” in preda ad adulti schizofrenici e poco inclini all’attesa.

La parola d’ordine allora deve poter diventare “dono”. Lingua-parola-libro-lettura come dono senza la pretesa di un porre richieste ma nella libertà di scartare, entrare, parlare, godere o anche sottrarsi al/ai mondo/i di cui quel dono è portatore e questo sempre in dialogo con se stessi e con gli altri.

La parola-il libro, insomma, per creare semiosfere di libertà, ambienti culturali da attraversare e su cui confrontarsi con la comunità di appartenenza.

Parola-libro per essere e esserCi superando lo stereotipo dell’aggettivazione “infantile” perché i bambini non amano la banalizzazione, la superficialità ma neanche le gabbie come quelle costruite da certa editoria (lasciatecelo dire)  che si spaccia per essere destinata a loro, ma di fatto strizza solo l’occhio all’adulto che compra i libri per il bambino. Questo comporta il rischio gravissimo di adultizzare i testi o, peggio, di sottrarre al bambino la ricchezza del “testo” per poterlo attraversare in lungo e largo nella libertà di trovare i suoi vettori di senso e non quelli predisposti e ritenuti giusti o indispensabili o politicamente corretti da chi ha scritto e pubblicato.

L’editoria indipendente per la scuola dovrebbe rappresentare non l’isola felice o la fortezza ma l’arcipelago delle possibilità e degli strumentidemocratica

 che supportino nuove posture culturali e che siano capaci di innescare processi che non soggiacciono alle logiche dell’educazione all’inconsistenza o alla superficialità della pedagogia artificiale acritica e disumanizzante, ma tengono al centro il processo e la relazione educativa. In un presente dove già è possibile che ciascun bambino si possa creare le storie che vuole dando in pasto all’AI gli ingredienti che vuole per non accrescere l’impoverimento del suo immaginario, l’editoria indipendente è fondamentale per “donare testi” che nutrono autenticamente i bambini.

Con una editoria indipendente che si impegna su questi aspetti e in stretta relazione con tutti gli attori del sistema (l’insegnante, la scuola, le biblioteche, le associazioni culturali, …) si può sostenere una azione pedagogico-educativa emancipativa e democratica, trarre forza dagli strumenti culturali e puntare alla promozione e sostegno della pedagogia dell’essere e dell’esserCi. La metafora, in questa realtà dispersiva e distraente, da assumere per portare avanti un ruolo così delicato (certamente poco comodo o gradevole) è quella della foglia di ortica che urticando chi la sfiora ricorda non solo la sua presenza ma anche quanto essa possa impattare sulla loro sensibilità, sul loro ben-essere e sul ricordare come le parole sono cose e come le parole fanno accadere le cose.

“COME ESSERE ‘PRESENZA CONCRETA E GENERATIVA PER LA SCUOLA, LA FAMIGLIA E LA SOCIETÀ’”

Marta Marchi

Oggi, la scuola

Un omaggio a questo personaggio, Pippi Calzelunghe[1], che compie quest’anno 80 anni. Simbolo che ben può rappresentare l’Infanzia e quanto è necessario per farla crescere.
La situazione odierna:
>> I bambini e i ragazzi escono sempre meno dalle mura dell’aula. La scuola, nella maggioranza dei casi, è composta da lezioni trasmissive e decise non solo dall’insegnante, ma nei Dipartimenti di appartenenza.
Viceversa, uscire dall’aula è una scelta importante: significa FARE ESPERIENZE DI CONOSCENZA e di RELAZIONE.
>> Nel 2026 entreranno in vigore le Nuove Indicazioni, una norma più prescrittiva che indicherà anche i contenuti da inserire nelle progettazioni e nei curricola. Così non è stato fino ad oggi: il Documento del 2012, rivisto nel 2018, offriva infatti indicazioni sugli obiettivi in vista del raggiungimento dei TRAGUARDI. Dunque si consideravano percorsi che si potevano adattare alle singole scuole e alle classi per il raggiungimento dei TRAGUARDI FINALI.
>> Di fatto la possibilità di aprire la classe ad altre classi, come la Legge 517 del 1977 aveva permesso per creare percorsi integrativi, si è sfaldata un po’ alla volta. Le classi aperte permettevano di realizzare VERI LABORATORI progettati con tempi, spazi e strumenti adatti alla ricerca anche d’ambiente.
>>I docenti oggi sono all’interno di un SISTEMA che DECIDE e hanno sempre meno facoltà di parola all’interno degli Organi Collegiali.
Questi aspetti della scuola, ormai consolidati e strutturali, portano a non tenere in considerazione le caratteristiche del bambino e della bambina che hanno un corpo in evoluzione e una mente dinamica. Bambini che hanno necessità di trovare un ambiente che favorisca azioni come parlare, ragionare, fare: un ambiente, dunque, adatto alla crescita.
Nel personaggio di Pippi viceversa riconosciamo i bambini e le bambine:
Pippi cammina all’indietro, cerca cose, gioca a rincorrersi con la polizia, il suo cavallo non entra nel foglio e così lo disegna per terra, la quercia cava diventa il nascondiglio, organizza una gita, Pippi ha una fantasia straordinaria, esplora le grotte, rincuora, inventa parole. Tutto questo la rende forte.

Cultura, scuola e società del CONSENSO o del CONTROLLO

Ciò che vediamo nella slide si riferisce ad una situazione reale, una biblioteca scolastica di una scuola pubblica a tempo pieno. Qui i bambini possono trovare risposta alle loro domande, in un ambiente costruito appositamente per questo scopo. Un ambiente costituito da strumenti della conoscenza organizzati pensando al “ricercatore” bambino/a.
È solo la sezione dedicata alla Divulgazione. Altri spazi di questa biblioteca[2] sono dedicati alla Letteratura non scientifica, alla Narrativa, alla Poesia, ai Fumetti ecc…
I libri sono scelti con il contributo degli insegnanti, ma ogni anno i bambini si recano nei luoghi del libro, in libreria, alle Mostre, alle manifestazioni letterarie e lo fanno non solo per “ascoltare”, ma anche per conoscere e sfogliare le nuove pubblicazioni, per scegliere i nuovi libri.
Per l’orientamento a scaffale si è costruita una simbologia che potremmo definire empatica: qualsiasi bambino o adulto riesce ad orientarsi tra le centinaia di libri posti a scaffale.
Pippi che con i suoi amici si alza in mongolfiera rappresenta il modo che i bambini hanno di ACCOSTARSI ALLA CONOSCENZA. Una visione dall’alto, ampia, aperta che poi punta il dito, scende e inizia a fare ricerca su un preciso argomento.
Sappiamo che la parola SCEGLIERE è legata alla parola LEGGERE, ne costituisce proprio il significato.
In un magnifico libro dell’autrice Andrea Marcolongo intitolato Viaggio delle Parole (Mondadori), un libro che ci porta dentro al significato e alle origini delle parole, si dice:
Leggere implica sempre prendere una posizione attiva, quella di chi ha il potere di decidere da che parte stare e, se non è d’accordo, di cambiare posto cambiando la storia.
In generale, nel nostro Paese, soprattutto dopo il periodo pandemico, i bambini con la classe difficilmente si recano in libreria e nei luoghi del libro e tanto meno SCELGONO i libri all’interno del grande panorama editoriale.
In fatto di libri sono gli adulti che, in maniera quasi esclusiva, scelgono per i bambini, al posto dei bambini. Modalità di procedere degli adulti che spesso non viene utilizzata quando il bambino naviga in altri sistemi e ambienti di conoscenza e informazione.   
Chi sceglie cosa leggere è il genitore, è l’insegnante. E gli adulti lo fanno al fine di ottenere un risultato predefinito o di orientare in qualche modo il percorso formativo. Basta entrare in una libreria e osservare le situazioni che si presentano…
Sparita l’importanza della biblioteca civica, pubblica e scolastica per la “libera lettura”, oggi i bambini sono all’interno di un sistema che mentre li sollecita alla lettura, contemporaneamente “consente” loro la lettura… di generi, formati, argomenti scelti appunto dall’adulto.
Di fronte a questa paradossale situazione, penso che il consenso si avvicini o abbia a che fare con il controllo. Un tema ampio su cui si potrebbe davvero aprire un dibattito.

SCEGLIERE A SCUOLA e la BIBLIOTECA DI LAVORO
Forse è il caso di RIPARTIRE DAL VUOTO e porsi domande su:
Come l’arrediamo la Scuola e la Biblioteca Scolastica?
Come vanno progettati gli spazi? Come vanno modulati i tempi?
Quali libri, quali storie, quali informazioni e quali linguaggi, per continuare a crescere non solo lettori, ma bambini pensanti? Ancor prima è bene che ci si chieda come ABITARE la classe e quali siamo i principi cardine del fare scuola.
Associo spesso questo nostro periodo storico a quello degli anni Settanta/Ottanta. Chi ha iniziato il suo lavoro nella scuola in quel periodo, si trovava a dover trovare soluzioni che potessero superare definitivamente un assetto scolastico e un pensiero basati ancora su una scuola rigida, trasmissiva e selettiva.
E mi dà speranza il fatto che proprio in quel periodo la scuola, abbia trovato la forza per rigenerarsi chiudendo ad esempio le scuole speciali e le classi differenziali e pervenendo ad una visione di integrazione scolastica.
Gli inizi non sono stati per nulla facili. Va ricordato che quelle azioni trasformative sono partite generalmente dal basso, dalla realtà della composizione delle classi, dai bisogni delle persone, dai metodi e dagli approcci non inclusivi di fare scuola.
Vi è un aspetto importante nella scuola che spesso non viene considerato: la relazione tra adulti in ambito educativo e professionale. Anche per questo aspetto mi rivolgo al passato, ma non in maniera nostalgica.  Penso alla Biblioteca di Lavoro pubblicata da Mario Lodi e gli insegnanti che collaboravano al progetto: la collana era suddivisa in Documenti, Guide, Letture e raccoglieva le esperienze e le pratiche di ricerca che si facevano nelle classi. Ricerca attorno ad un nucleo, ad un argomento originale che nasceva all’interno dei gruppi di bambini. Tutto veniva raccolto per documentare la ricerca ed il suo processo.
Penso si debba aspirare a questo, ad un modello, anch’esso generativo, in cui gli adulti si confrontano e prendono decisioni tenendo al centro dei loro ragionamenti i bambini.

Un omaggio a chi sceglie

L’editoria indipendente è stata nutrimento prezioso nella scuola di cui abbiamo parlato sopra. Mi sono trovata in un territorio fecondo, ma ho fatto scelte precise sia come docente che come responsabile per molti anni della Biblioteca Scolastica. Scelte in cui non sempre il vento è stato favorevole dentro e fuori la scuola, ma che hanno tenuto a mente la collettività scolastica.
Siamo nel 2008! e già parliamo di qualità e di lettore, di cosa possono offrire le case editrici INDIPENDENTi. A loro e al loro cammino va la mia gratitudine. Sono state valide alleate assieme alle biblioteche e alle librerie che intanto aprivano in città (Padova). Un ecosistema che può funzionare ancora e che dobbiamo sostenere.

Parole chiave:

SCUOLA, BIBLIOTECA SCOLASTICA, BIBLIOTECA DI PUBBLICA LETTURA, Cultura, scegliere, libertà, consenso, controllo, crescere, educare, Ecosistema, Lingua, Linguaggi, Inciampi, habitus insegnante, Leggere, spazi, tempi, modalità.


[1] Portato in Italia nel 1958 da Donatella Ziliotto, che ne fu anche traduttrice, uscì per la casa editrice Vallecchi nella collana Il Martin Pescatore.

[2] Biblioteca Scolastica della scuola Arcobaleno, XIII I.C. di Padova

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