
Nel silenzio che accompagna ogni passo del corteo della Liberazione, quest’anno il nostro cammino si fa ancora più denso di emozione.
Oggi, 21 aprile 2025, mentre ricordiamo il coraggio di chi liberò il nostro paese dall’oppressione nazifascista, piangiamo anche la scomparsa di un altro grande uomo di pace: Papa Francesco.
La sua voce, così semplice e potente, ha saputo parlare al mondo come un padre mite e fermo, capace di farci sentire tutti un po’ meno soli. Con il suo sguardo rivolto agli ultimi, ai migranti, ai poveri, agli scartati, ci ha insegnato che la libertà non è vera se non include ogni essere umano.
Ma che bella coincidenza che proprio la liturgia di oggi ci dica: “Non temete.”
È come se quelle parole ci arrivassero direttamente da lui, con quella tenerezza che lo ha sempre contraddistinto. Io sono sicuro che lui sia già nella schiera dei santi – e ora sarà lui ad intercedere per noi, per una Chiesa viva, per un’umanità che non smetta di sperare.
Nel cuore della nostra memoria collettiva, oggi si uniscono due resistenze: quella di chi ha lottato per liberarci nel 1945, e quella di chi, come Papa Francesco, ha lottato con la parola, con l’abbraccio, con la fede, per una Chiesa e un mondo più umani.
La sua morte ci coglie nel giorno della Liberazione, come un segno profondo.
Ci ricorda che la libertà vera ha bisogno di voci coraggiose, di gesti di amore, di testimoni del bene. E Papa Francesco, con le sue mani tese al mondo intero, è stato uno di quei testimoni che non si dimenticano.
Che la sua eredità ci accompagni, oggi e sempre, mentre continuiamo a camminare sulla strada della giustizia, della pace e della dignità per tutti.
Giacomo
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