
La poesia del quotidiano nei quaderni di Valentino Ronchi
Quando è nato il progetto CartaVetro mi era stato assegnato un compito specifico: occuparmi di pubblicazioni per ragazzi, confidando in una mia particolare inclinazione e competenza verso il genere. Finora devo confessare che ho sempre schivato questo compito, in particolare perché non avevo incrociato libri per ragazzi di cui valesse la pena parlare.
La definizione “libri per ragazzi” non è amata dagli autori di questi libri e, credo, a ragion veduta.
La specificazione dei destinatari sembra suggerire un’implicita indicazione di subalternità di questo tipo di produzione rispetto alla letteratura tout court. Invece sappiamo benissimo che anche la letteratura per ragazzi può raggiungere livelli altissimi, pensiamo a Pinocchio solo per citare un titolo. Se un libro per ragazzi è riuscito, conquista tanto i ragazzi che gli adulti.
Scrivere per ragazzi richiede attenzioni, sensibilità, cure particolari che non sono però alla portata di tutti. È frequente il caso di scrittori di letteratura per adulti che, per ragioni commerciali e sfruttando il loro nome, si cimentano nella letteratura per ragazzi e i risultati sono, il più delle volte, estremamente deludenti.
Non è il caso del libro di cui parlerò in questa mia condivisione di lettura.
C’è poi un’altra questione aperta che riguarda i libri per ragazzi: meglio senza illustrazioni in modo da metterli sullo stesso piano dei libri per adulti e puntando sulla valorizzazione delle parole in esso contenute senza distrazioni, oppure con illustrazioni che diventano un secondo testo che si affianca al primo consentendo una duplice lettura, un duplice livello di fruizione del libro?
Devo confessare che sono stato sedotto dalle argomentazioni di Giovanna Zoboli, editor della casa editrice Topipittori, oltre che autrice in proprio di libri per ragazzi, che sostiene che le illustrazioni spaventano gli adulti perché sono un linguaggio che è meno controllabile della parola e può portare i ragazzi in territori che si sottraggono alle interpretazioni e al controllo degli adulti. L’illustrazione apre alla libertà, all’immaginazione, al vedere cose che gli adulti non vedono e la disseminazione del senso che esse generano è quel qualcosa che rende unici i libri per ragazzi: l’illustrazione intesa non come mero corredo del testo, ma come mondo autonomo che si affianca al testo.
Il libro di cui voglio parlare contiene entrambe le cose: illustrazioni estremamente suggestive di Alessandra Lazzarin, testi particolarmente curati, mi verrebbe da dire autentiche poesie in prosa, di Valentino Ronchi. È un libro che mi ha letteralmente folgorato e per questo motivo mi sento di condividere le cose che ci ho trovato.
Valentino Ronchi è autore di romanzi (Riviera, Fazi editore, Quasi niente FVE edizioni) e di libri di poesia (Primo e parziale resoconto di una storia d’amore, Nottetempo, Buongiorno ragazzi, Fazi editore, Ma tu l’hai letto il giovane Holden, Graphe).
Con il libro Un quaderno nuovo, Topipittori, 2025 si accosta per la prima volta alla letteratura per ragazzi e lo fa mantenendo intatte le caratteristiche della sua voce poetica.
Il suo interesse vivo per i luoghi e le persone incontrate nell’adolescenza e nella giovane età qui si proietta ancora più indietro: all’infanzia, alle relazioni familiari, agli amici e in particolare al racconto dei suoi tredici anni, “ai maranza delle medie”.
Tutto comincia da un quaderno che gli regala uno zio pugile con una raccomandazione particolare: “Mi raccomando, ha detto, non è per la scuola”. E questo quaderno “non per la scuola” custodisce un segreto che Valentino Ronchi ci fa comprendere a poco a poco: la vita non somiglia per nulla a quanto fin qui ho imparato”. La vita non si può imparare, bisogna viverla: “parlano tutti, ma nessuno sa niente – è così che mi pare usa fare la gente”.
La scrittura di Valentino Ronchi è bella, creativa, vibrante, sembrano (sono) poesie vestite di prosa i suoi testi: un freddo biscia, l’acqua che rivola le strade, palazzi che smagriscono, gli occhi un po’ antichi un po’ laghi. Incontriamo la mamma che ogni tanto strappa qualche fotografia, l’amico Lorenzo, che “ci stacca come un ciclista in fuga che però si guarda indietro a ogni tornante e si ferma sul ciglio ad aspettare”.
La vita fluisce nei microracconti che ci propone Valentino Ronchi, come il fiume nero in cui “le fabbriche tutte della piana ci scaricano dentro”. Ma ci sono anche momenti in cui la gioia di vivere “capitombola giù forse dal cielo”: una serata al cinema, un mattino blubianco lungo la strada per andare a scuola, la partita all’oratorio al primo sole, il balcone attrezzato a casa della nonna lasciando lo spazio per guardare giù e “una fetta di torta discount buonissima, al limone, presa apposta, pensata, proprio per quella occasione”.
Come nel caso del diastema occorre “trovare la parola e darle il nome giusto, adatto da portare”.
E questa ricerca della parola giusta, questo amore per la vita intriso di malinconia, questa ironia che scivola dolcemente sulle cose noi la sentiamo tutta, un incontro di distanze temporali che si fondono nella stessa pagina: una giovane con la chitarra in spalla sulla provinciale evoca il ricordo diLuciana “per il paese, secoli fa, lo zaino in spalla, andare sola per la provinciale”.
Se nel libro “Buongiorno ragazzi” il focus era sugli anni del liceo e sui flashback prodotti dal rivedere i compagni di scuola al funerale di un professore molto amato, ne “Il quaderno nuovo” siamo nel clima delle medie e dei primi innamoramenti: “Se ti chiedono se siamo fidanzati rispondi pure che proprio no, non lo siamo. Non mi formalizzo io, so incassare come un pugile suonato di Maccognago”. Dallo zio pugile il protagonista di questi quaderni apprende l’arte dell’incasso e il passaggio verso una nuova stagione della vita: “Poi sarà così: che una mattina quando vedo il momento buono, magari una mattina di gennaio, fredda, freddissima, da star vicini, prima di entrare in aula, appena usciti, insieme, dal fornaio di via Settembrini”.
Eccolo, il cuore della poetica di Valentino Ronchi, dalla latteria di via Calvairate al fornaio di via Settembrini: dare un nome nitido e preciso ai luoghi, alle cose, alle persone. Il quaderno si riempie così di luoghi, di voci, di persone che hanno una consistenza che le rende uniche e familiari anche per noi che le incontriamo attraverso le sue parole.
Valentino Ronchi, Alessandra Lazzarin, Un quaderno nuovo, Topipittori, Milano 2025
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