Solo da poco tempo si comincia a scrivere la storia delle colonie italiane in modo più vero, più sfaccettato. L’epopea dei “buoni italiani” è fortunatamente finita e, oltre agli storici che tentano di entrare nei fatti con maggiore attenzione e senza scopi propagandistici o campanilistici, escono libri di narrativa che, come questo, riportano un punto di vista altro, spiazzante e necessario.
La vittoria dell’ingresso italiano ad Addis Abeba, urlata ai megafoni come grande conquista, rifondazione dell’impero, pagina memorabile del coraggio italiano e dell’intrepida forza dei suoi combattenti, ritrova le sue reali dimensioni storiche.
La guerra fu combattuta con coraggio, nonostante l’esiguità dei mezzi, non solo dagli uomini etiopi, ma anche dalle donne che, autonomamente presero l’iniziativa di combattere e cercarono strategie per sopperire alla carenza di mezzi.
Ma il valore di questo libro è soprattutto nella capacità dell’autrice di denunciare il patriarcato etiope, i modelli culturali mantenuti e perpetrati dagli uomini, la violenza sulle donne come prassi, non solo da parte dei colonizzatori, ma anche dagli etiopi stessi legati a modelli culturali ancestrali in cui il predominio maschile è accolto senza riserve.
Dunque un passo avanti nella ri-costruzione di una storia che deve tener conto di tutte le storie, singolari e corali, che non può più lasciare la narrazione nelle mani di soli uomini.
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