Vivo nel paese in cui sono nata: un lembo di terra, di campagna, accostato all’argine del Po. Mi sono laureata in filosofia in anni lontani, ho vissuto in Brasile, ho insegnato e cercato di conciliare il lavoro con l’interesse per i popoli del mondo e le loro storie. Mi piace riflettere sulle scritture di pensatrici, nomi antichi sepolti nella storia o presenti nel mondo contemporaneo, che sanno esprimere sapienza; cerco di portarle alla luce, di percorrere le loro strade insieme ad altre donne; medito sulle loro scelte mentre rovisto con le mani nella terra. Amo le piante, le curo, le moltiplico e ne scovo i germogli, facendo festa alla pioggia di primavera, alle brume autunnali e ai rigori dell’inverno. Le difendo dall’arsura che schiaccia e dal biancore dell’estate che aspetto passi in fretta.
Davanti ad un pubblico di ragazzi attenti, a Festivaletteratura 2023, Francesca Mannocchi racconta la sua esperienza di inviata in territori di conflitto: Libano, Afghanistan, Ucraina, Libia, Iraq, Siria, narrati in un volume.Non c’è stato ancora il 7 ottobre e non ci sono nel libro tutte le molte guerre che dilaniano la terra, ma resta efficace l’idea che si possa trovare il modo di raccontare ai giovanissimi storia, tradizioni, esperienze (anche personali) di mondi lontani, nei quali tuttavia dobbiamo chiamarci coinvolti, non solo perché le guerre e i conflitti ci riguardano politicamente, ne siamo parte, ma soprattutto per acquisire consapevolezza delle differenze, per capire che potrebbe essere proprio la comprensione la via per sanare e aprire a dialoghi costruttivi.Nel libro, i nomi della storia, quelli dei governanti che hanno combattuto e sono stati combattuti, Mujaheddin, Gheddafi, Saddam Hussein, Putin…, sono accanto ai nomi della gente comune; ci sono i racconti di paura e di speranza di Mirna, incontrata nella piazza libanese delle proteste, di Yaqub che lavorava per un’organizzazione umanitaria in Afghanistan e deve sfuggire al controllo del nuovo governo dei Talebani, di Anna e Aleksiei, anziani coniugi spaventati che non riescono a scappare dalle rovine della loro casa a Kharkiv, a altre e altri ancora che raccontano dolore e speranza.C’è nel libro una cura speciale per far capire, far incontrare civiltà diverse, spiegare termini, mostrare mappe, semplificare quei resoconti giornalistici che spesso ai giovani risultano ostici.
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