Nella Roveri

Vivo nel paese in cui sono nata: un lembo di terra, di campagna, accostato all’argine del Po. Mi sono laureata in filosofia in anni lontani, ho vissuto in Brasile, ho insegnato e cercato di conciliare il lavoro con l’interesse per i popoli del mondo e le loro storie. Mi piace riflettere sulle scritture di pensatrici, nomi antichi sepolti nella storia o presenti nel mondo contemporaneo, che sanno esprimere sapienza; cerco di portarle alla luce, di percorrere le loro strade insieme ad altre donne; medito sulle loro scelte mentre rovisto con le mani nella terra. Amo le piante, le curo, le moltiplico e ne scovo i germogli, facendo festa alla pioggia di primavera, alle brume autunnali e ai rigori dell’inverno. Le difendo dall’arsura che schiaccia e dal biancore dell’estate che aspetto passi in fretta.

Bibliografia di Nella Roveri

PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA. PROGETTO D’UN MANIFESTO

Storia Zoom

TRE DONNE. POEMA PER TRE VOCI

Libri Poesia

LETTERE DI UNA VITA

Libri

GAZA DELLE GENTI

Libri SocietĂ 

TRAME DI NASCITA

Filosofia Libri

PER Giulia Perroni

Libri Poesia

UN LUTTO INSOLITO

Libri

L’ARIA DELLA LIBERTÀ. L’ITALIA DI PIERO CALAMANDREI

Libri

UNA COSA FINALMENTE LIETA. SCRITTI CIVILI E DISCORSI POLITICI

Libri

SIMON

Libri

Alexandra David-NĂ©el

Memoria

VIAGGIO TRA ERITREA ED ETIOPIA

Zoom

PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA. PROGETTO D’UN MANIFESTO

Ventotene Ăš un pezzetto di roccia vulcanica che affiora dal mare e non occupa due chilometri quadrati. Ha di fronte l’isolotto di Santo Stefano su cui sorge la struttura borbonica di un carcere, oggi in disuso e oggetto di un progetto di rifunzionalizzazione, costruito secondo la filosofia del “panopticon”: da una torre centrale Ăš possibile controllare ogni movimento dei prigionieri, vederli senza essere visti.Un carcere di fronte e un luogo di confino Ventotene stessa, nel piccolo arcipelago delle Isole Pontine. È uno di quei luoghi, tanti, in cui vennero mandati i dissidenti politici, per tredici anni, dal 1930 al 1943. Allontanandoli dalle loro attivitĂ  e dai loro affetti, il regime pensava di salvaguardare lo Stato; li sviliva e umiliava senza accorgersi che stava inconsapevolmente creando un’occasione speciale di pensiero e di riscatto.La cittadella confinaria di Ventotene conteneva un’imponente  caserma e dodici padiglioni, di cui uno destinato alle donne. Le nomino perchĂ© nessuno lo fa mai: Romagna Domenica, Pippan Maria, Pintor Antonietta, Patander Argentina, Napione Emilia, Messina Rosa, Lizzari Wanda, Lizzari Fatma, Kemperle Apollonia, Honigman Paola, Ravera Camilla, Di Lorenzi Giovanna, Manea Ismene,  Di Censo Elisabetta, Balli Ida, Carbone Maria Angela, Maria Zalar Campagnolo Amalia, Butinar Ludmilla, Buonacosa Emilia, Bronzo Emma Maria, Bietolini Anna, Bianciotto Lucia, Bei Adele, Florindi Laura, Baroncini Nella, Baroncini Maria, Ausenda Celestina, Accossato Maria Francesca, Martino Maria sono quelle che l’hanno abitata insieme a tante altre dissidenti anche provenienti da diverse zone dell’“impero”, oltre alle donne che, senza avere condanne, avevano chiesto di accompagnare i loro mariti al confino o di poterli visitare, come Ursula Hirschmann e Ada Rossi.Le forze di pubblica sicurezza che presidiavano il luogo erano numerosissime e i confinati erano tenuti a rispettare precise regole: un percorso limitato in compagnia di un solo altro confinato, nessuna frequentazione di locali esterni, risposte immediate agli appelli, niente radio nĂ© riunioni, niente carta da scrivere, la censura sulla lettera settimanale che poteva essere inviata.Proprio qui nacque, ad opera di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, di Ada Rossi e Ursula Hirschmann, l’idea di Europa.Queste donne e questi uomini non furono soltanto protagonisti del secolo scorso, ma furono i fondatori e le fondatrici di un movimento politico, il movimento per l’unitĂ  europea.Oggi, in caduta libera come siamo, senza rendercene conto perchĂ© un impressionante apparato di cosmetici e anestetici la ammortizza, non siamo in grado di cogliere parole che riportino al senso di quella idea. La stessa parola ‘Europa’ si Ăš perduta, i fondamenti della sua cultura, compassione e solidarietĂ , sono diventati reato e sulla pelle dei disperati un’intera classe politica esercita la sua spietatezza.Quando Altiero Spinelli, dopo dieci anni di carcere, viene confinato prima a Ponza (1937-1939), poi a Ventotene (1939-1943), sventolavano bandiere con la croce uncinata su tutto il continente.Ernesto Rossi, maggiore per etĂ  di Spinelli, economista legato a ‘Giustizia e Libertà’, era stato arrestato nel 1930 e, dopo dieci anni di carcere, lo avevano condannato al confino per altri quattro. Fu grazie alla sua corrispondenza con Luigi Einaudi che pervenne a Ventotene la letteratura federalista sconosciuta alla gran parte della cultura politica italiana.Eugenio Colorni, il piĂč giovane, filosofo di famiglia ebraica, socialista, viene rinchiuso in carcere dopo la promulgazione delle leggi razziali e poi confinato a Ventotene.Nell’estate del ’41, mentre le truppe naziste, dopo avere occupato la Francia, muovevano all’attacco dell’Unione Sovietica, sulla piccola isola del Tirreno tre uomini e le loro compagne misero a punto un documento che rivela una meditazione tanto profonda quanto atroce era la discesa nella barbarie, il controcanto del disastro della democrazia.Scrive Eugenio Colorni, destinato a morire nel ’44 per mano della criminale banda fascista Koch, nelle righe introduttive della Prefazione:

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