
Giulia Perroni mi ha inviato alcuni giorni fa, accompagnandolo con una delicatissima dedica, il suo libro più recente, Rapsodie di un vento sconosciuto, un poema diviso in quattro sezioni più un Sipario a conclusione. Dopo Cantastorie e, a ritroso, La tribù dell’eclisse, Tre vulcani e la neve, La scommessa dell’infinito che raccoglie tutte le poesie dal 1986 al 2009,e altri ancora fino all’origine del suo canto, offre a chi abbia a cuore la poesia, un saggio di quella che sgorga ‘naturalmente’, senza artificio e senza infingimenti e si sottopone alla cura della parola e del suono.
Si legge come prosa questo poema, che non ha punteggiatura ma soltanto capilettera in maiuscolo a segnare pause e il riavvio, e accende l’incantamento della poesia per la scelta dei ritmi narrativi, le evocazioni e le immagini.
Cuore diffuso del racconto è l’amatissima Sicilia, coi suoi luoghi dell’infanzia, del mito e dei personaggi, con la storia delle sue vicende regali e tragiche vissute nei legami parentali e nelle maglie dell’esperienza culturale. Isabella Morra, la grande poeta cinquecentesca, prigioniera in un mondo arcaico, diventa specchio di un isolamento infantile. “Ero una principessa spodestata” ripete, “e l’acqua del silenzio mi lambiva”. E la nonna, “signora d’altri tempi e di reami… Non ne parlasti mai / avevi perso il marito e la figlia / un dopo l’altra / col terremoto tutti i tuoi nipoti / e un tuo fratello e un altro…”, affonda nei gesti dell’affetto, nel rosario tra le dita, nei profumi del budino e delle sarde a beccafico il dolore di tante perdite nel disastroso terremoto del 1908 che aveva annientato Messina.
Solitudine d’infanzia e dolorose perdite sono il contraltare di una gamma amplissima di vicende, di volti e di paesaggi. “Ulisse ha un sogno / un sogno navigante / su speroni di sassi assai sporgenti / per raggiungere il senso dell’Inizio…”
L’Inizio è tutto
è in nuce il vento e il mare
l’alta montagna e il gufo con gli uccelli
l’amore e l’odio il brivido e la luna
lo sciabordio di esuli a brandelli
nutriva un sogno
scongiurando il cielo degli avi suoi
che lo appagasse
quel desiderio acuto del ritorno
pensava ad Argo il cane suo fedele
ed al figlio Telemaco dubbioso
sul da farsi in vendetta
e alla sposa
lasciata con la spola ad evocare
…
L’Inizio che trascina mota e sangue
…
Ulisse lascia la spelonca del Ciclope e si avvia al suo scoglio, alla sua Itaca. La Sicilia in cui è approdato e dalla quale si appresta a ripartire offre paesaggi antichi, per civiltà e silenzio, come l’amata Naso, “la perla Nebrodi”, a cui Giulia ritorna con amore nella casa del nonno materno. Nel paese arroccato nacque Francesco Lo Sardo che spese la vita per la causa dei contadini e per l’affermazione dei loro diritti e si staglia tra gli “uomini saldi, degni di ricordo”, che rendono ancora più miserabili le scelte dei potenti nelle vicende di oggi. La poesia di Giulia Perroni mostra infatti la sua forza politica, diventa poesia civile nel senso proprio dell’urgenza di verità e di pace. Evoca con accorato appello le morti del Medio Oriente, la strage dei bambini; “l’odio sarà pressante e sconfinato / se non si ascolta il pianto dei bambini”.
Il senso del sacro pervade l’intera opera; una sacralità profonda e intensa che, mentre richiama le Scritture, non perde di vista altri orizzonti e diventa nella forma della poesia “il canto / e il coraggio di dire a viso aperto / il pensiero dei santi e dei viandanti”. Non è il sublime che interessa qui, è piuttosto lo sguardo che conosce la terra e i suoi lividi, che sa di attraversamenti e di dolore, ma conosce anche il riscatto di cui la volontà limpida e innocente può essere capace.
Guardare all’Altro diventa l’intento di una poesia che vuole arrivare all’oro del mondo, lo vuole indicare come icona, “puro emblema dell’armonia del mondo”.
Tutto mi sfugge e tutto mi comprende
l’ostile è un grumo d’anima osannata
nel complesso rifugio delle rive
il gran mistero l’aria profumata
nell’unità molteplice di un sogno
nel frantumato specchio del profondo
che sa d’essere Uno
Il continuo richiamo all’Uno e all’Unità contiene il desiderio di una sapienza condivisa di una possibilità di incontro, di una speranza.
l’universo delle dolci notti
avrà di noi rimpianto
avrà altri cocchieri ed altre tende
altri tessuti ai timidi balconi
altre redini il corso delle stelle
ma noi rifioriremo in altre terre
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