Chiara Bersani

QUANDO LA NON PAROLA È UN CORPO POLITICO
Foto di Alice Brazzit

Siamo a teatro. Ci si siede quasi a cerchio, con il volto rivolto al pavimento dove due sole esistenze vivono: un essere umano femmina e, quasi lontana, una tromba. La musica fuori campo sorge con lentezza avvolgente, con una fibra sonora non narrativa, in una indecifrabilità destabilizzata e destabilizzante. Non c’è possibilità di intuire la trama che si andrà sviluppando. La protagonista comincia il suo movimento con faticosissima lentezza. Ogni millimetrico atto del suo piccolissimo corpo conquista uno spostamento in un gesto scultoreo sovrumano. Attraversa il piano della scena, fermandosi, respirando quasi uscendo ritmicamente dall’apnea, senza ostentazione.

La fisiognomica del viso accenna un sorriso, precisa uno sguardo, sempre guardando concretamente uno spettatore o un altro, creando una relazione di coinvolgimento, di irraggiamento plurale del dramma. In questo viaggio quasi strisciato, raso terra, a volte il corpo si regge sulle mani come leve di forza oltre che di sostegno. La protagonista si avvicina a una persona, ha con lei un contatto minimo, creando una forte drammatica emotiva risonanza. In questa danza esistenziale, nascono infinite figure. Dopo circa trentacinque minuti, la donna finalmente afferra la tromba, la vitalizza soffiandola. Ne esce una lingua animale, un fiato che, nella sua sofferta corporeità, fluisce come un richiamo sempre più consistente e pregno di energia. Rispondono uno alla volta strumenti fuori campo, accendendo una connessione, un ponte, una relazione di riferimento, di orientamento, un senso comunicativo, oltre che espressivo. Attraverso l’arte.

La protagonista ha un corpo molto sofferto, non solo per la sua ridotta statura di 98 centimetri, ma per evidenti difficoltà in tutte le sue articolazioni.

Lo spettacolo impone una concentrazione assoluta, emotiva, cognitiva. La potenza di Chiara Bersani riesce a fare del suo corpo uno strumento di realtà quotidiana, anche metaforica, entrando nel simbolico con una incisività precisa e scioccante. Propone un finale in cui l’arte, la qualità espressiva, ricompongono il senso vitale, esistenziale, sociale, politico.

Politico. Appunto. L’utilizzo di questa parola è evidenziato con caratteri cubitali nella sua dichiarazione, offerta al pubblico, che cito:

“CORPO POLITICO:

Da quando ho iniziato a lavorare, prima come performer e poi come autrice, ho sempre posto al centro della mia riflessione il corpo quale custode di una storia unica e irripetibile. Dopo un percorso attraverso immaginari biografici ed autobiografici, il concetto stesso di corpo ha iniziato a trasformarsi davanti al mio sguardo. Non più una semplice testimonianza di una storia vissuta ma entità politica, incoronata tale dall’incontro/scontro con la società. Ho iniziato così a definire i contorni del concetto di corpo politico. Il corpo sceglie di rispondere al proprio dovere politico nel momento in cui accoglie i significati che gli vengono attribuiti, li analizza e li personalizza trasformandoli in un manifesto consapevole di se stesso.”

Altrettanto notevole è il suo autoritratto:

“Io, Chiara Bersani, alta 98 cm., mi autoproclamo carne, muscoli e ossa dell’Unicorno. Non conoscendo il suo cuore proverò a dargli il mio, il respiro, i miei occhi. Di lui raccoglierò l’immagine, ne farò un costume destinato a diventare prima armatura poi pelle. Nel dialogo tra la mia forma che agisce e la sua che veste, scopriremo i nostri movimenti, i baci, i saluti, gli sbadigli. Io, Chiara Bersani, 32 anni, mi assumo la responsabilità di accogliere il suo smarrimento centenario. Dichiaro di essere pronta a donare fiato alle domande universali che l’hanno attraversato: “Perché esisto?” “Da dove vengo?” “Se domani mattina mi trovaste nel vostro giardino, cosa pensereste?” “Sono buono o cattivo?” “Credo in dio o sono io Dio?” e ancora “Dov’è il mio amore?” “Chi l’ha ucciso?” “Perché ora che ho raggiunto il punto più umiliante della mia vecchiaia diventando solo un cavallo cornuto a cui escono arcobaleni dal sedere, non posso scegliere di morire?”

Lo spettacolo si intitola Seeking Unicorns, con ideazione, creazione e azione di Chiara Bersani. L’opera, come da lei concepita, è un “manifesto”.   

Chiara Bersani ha colto dal profondo del simbolico la figura mitica dell’unicorno, la sua singolarità, le cui origini si perdono nel remoto paleolitico forse. Assunta nell’immaginario collettivo in infiniti significati e vittima di altrettanti atti predatori.

Quell’unicità purissima e fragile viene rappresentata da Chiara Bersani in uno spettacolo assolutamente da partecipare.

Ai numerosi riconoscimenti, si aggiunge la mia ammirazione.

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