Graphe riedita la prima edizione dell’opera di Testa, di cui la presentazione di Giorgio Caproni ne è il fiore. Cito qualche riga d’oro:

È raro, anzi rarissimo, che un dottore in poesia riesca ad essere anche poeta. Eppure, queste che Testa mi ha mandato “in visione” (le faticose attese= non esito a definirle, riprendendo una battuta di Sbarbaro, “poesie-poesie”, così come una volta, quando la guerra lo aveva reso irreperibile, si diceva “caffè-caffè” alla tazzina offerta clandestinamente all’amico, in luogo del solito surrogato. Dopodiché avendo detto tutto pur senza aver spiegato nulla, potrei anche chiudere il becco e restituire, con un bel grazie e un cordiale saluto, il fascicoletto al mittente.

Con delicatezza sensibile modulata di gentile ironia, la poesia entra nel quotidiano con occhio stupefatto nell’osservazione, esistenziale, naturalistica, in un tratteggio lirico esatto.

Quando
con una musichetta sospirosa
mi fai entrare
per la porticina buia del tuo “mai”
si scoprono
improvvisi
i campi di giacinti
dietro la foresta
-e dietro la sua testa
I lampi della rosa

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