Foto di Gia Knight da Pixabay

Che dire, il film che mi è piaciuto meno, si è beccato 7 Oscar. Evidentemente ho sbagliato tutto. Ma parliamone: Everything everywhere all at once che maccheronicamente tradotto forse suonerebbe Tutto ovunque tutto in una volta è la storiaccia di una coppia cinese trapiantata in America che gestisce una lavanderia a gettoni. Ma il fisco americano vuole conoscere un po’ più da vicino i loro affari e li invita a documentare le supposte detrazioni. E fin qui tutto bene, può capitare (anche da noi). Succede però che tutto intorno c’è una varia umanità, tra cui un nonno materno, tale Gong Gong, un po’ malconcio data l’età e una figlia, Joy, che data la sua relazione con un’altra ragazza, indispone non poco la madre. E anche questo può capitare e capita anche da noi. Restiamo infatti su un terreno tutto sommato realistico. Ma subito dopo entra in scena quello che forse è il vero protagonista del film: il metaverso. Difficile da definire e da individuare, per cui la mia visione ha cominciato a dare strani segni di inquieta insofferenza. Davanti a quella diavoleria che si stava scatenando sullo schermo ero diventato uno spettatore passivo con la sensazione che ormai che ero lì dovevo rassegnarmi a sorbirmi tutti i 139 minuti della stralunata narrazione. Mi sono subito identificato non con uno dei personaggi, ma col povero Malcolm McDowell protagonista di Arancia meccanica, che con gli apriciglia agli occhi era costretto a sorbirsi le più efferate scene di violenza per redimerlo dalla violenza che lui invece praticava con estrema eleganza. Ma io non avevo commesso nulla di male per essere sottoposto a una tale tortura.

Qualcuno in sala ha regalato qualche timida risata in rari punti della storia. Avevo sospettato che un sottile segreto umorismo sorreggesse il tutto però ho cominciato comunque a provare un vago senso di colpa per non aver afferrato la morale della storia e quei momenti ilari. Dentro di me ho sentito il peso dell’età (così distante dai giovanili risolini) e di una vita intera spesa dentro cinema dove avevo gustato quasi tutta la storia del cinema, dal muto al sonoro, la Hollywood classica degli anni 30 e 40 del Novecento, tutto il Neorealismo Italiano, la Nouvelle Vague francese, la stagione completa della commedia all’italiana, la Nuova Hollywood degli anni 70, il Nuovo Cinema Tedesco, la fantascienza di 2001 e Blade Runner, ma anche tutto il cinema di impegno civile italiano, latinoamericano, e delle emergenti cinematografie orientali e terzomondiste. Insomma Everything everywhere all at once, che preferirei tradurre Tutto ovunque in una vita sola! Che secondo me avrebbe più senso e aiuterebbe anche… Allora mi sono messo di impegno. Ho pensato che questo era il nuovo che avanza e io non petevo restare ancorato ai miei miti del passato. E ho pensato che come emblematico esempio di un nuovo cinema gli avrei volentieri consegnato l’Oscar per il miglior film, naturalmente premiando anche i due registi perché dirigere una tale baraonda deve essere costato loro una enorme fatica e un considerevole sforzo nello spremere le meningi, ma sinceramente, non sto facendo una battuta. Quindi ineludibile l’Oscar alla regia. E perché non premiare anche gli attori, che poveretti entrare in quei ruoli, tuffandosi nel metaverso senza forse neache un salvagente, così, a mani nude, chissà che sofferenza. Per non parlare del montaggio: immagino il tecnico nel sovrumano impegno di isolare tra tutto il girato solo i 139 minuti davvero essenziali a costruire una storia con un senso compiuto che conquisti, sbalordisca e affascini soprattutto lo spettatore storico, cioè quello che capita al cinema ogni tanto, perché quella sera non sa dove andare, e non solo lo spettatore interessato, quello che frequenta i festival e i cineclub del Quartiere Latino o le sale d’essay di Modena e provincia. E infine un Oscar strameritato a chi ha composto questa eccelsa vetta di arte contemporanea: una sceneggiatura così originale non la si era mai scritta. Da fonti bene informate che però desiderano rimanere anonime, sembra l’abbiano assemblata proprio nella lavanderia, sulla scrivania della protagonista, dove la si vede disperata a scartabellare tra quintali di ricevute e scontrini. Quelli che poi ha richiesto l’Agenzia delle entrate americana e ha dato l’incipit alla creazione.  Secondo me, dato che ho azzeccato in anticipo i 7 Oscar realmente vinti, mi merito una iscrizione all’Academy ad Honorem, così l’anno prossimo voto anch’io e mi faccio un viaggetto a gratis a Los Angeles. Consiglio davvero a tutti la visione di tale capolavoro. Fatemi sapere.

OSCAR 2023

Everything everywhere all at once MIGLIOR FILM

                                                                        MIGLIOR REGIA – Daniel Kwan, Daniel Scheinert

                                                                        MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA – Michelle Yeoh

                                                                        MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA – Ke Huy Quan

                                                                        MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA – Jamie Lee Curtis

                                                                        MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

                                                                        MIGLIORE MONTAGGIO

The whale MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA – Brendan Fraser

Women Talking – Il diritto di scegliere – Sarah Polley MIGLIOR SCENEGG: NON ORIG.

Niente di nuovo sul Fronte Occidentale MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

                                                                         MIGLIORE COLONNA SONORA

                                                                         MIGLIORE SCENOGRAFIA

                                                                         MIGLIORE FOTOGRAFIA

Avatar – La via dell’acqua MIGLIORI EFFETI SPECIALI

  1. Avatar Luciano Prandini

    Dalla tua descrizione arguisco che è un genere di film che non amo, soprattutto perché è elitario e, di fatto, si relega in una torre d’avorio. Preferisco quei film che riescono a trasmettere anche una cultura alta al grande pubblico. Comunque hai suscitato la mia curiosità e se mi capita cercherò di andarlo a vedere. Lontano dai pasti.
    Un abbraccio
    Luciano

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