Tra i più importanti poeti polacchi, finalmente in Italia con la traduzione a cura di Francesco De Luca e Bozena Topolska. Lo stesso De Luca, editore, firma una nota appassionata quanto indispensabile per comprendere il grande lavoro che esiste dietro a questa pubblicazione. Maciej Melecki e Krszystzof Siwczyk scrivono due postfazioni preziose.  Si aggiunga, non ultima, la lettera di Dagmara Janus, figlia di Wojaczek, di grande emozione e gratitudine. Krszystzof Siwczyk venticinque anni fa interpretò come protagonista il lungometraggio che riporta nel titolo il nome del poeta.

Tutta l’opera è con testo a fronte, compresi gli interventi critici.

Il titolo annuncia un registro lirico aspro, destabilizzante, penetrante, di intensità al limite del vivibile. La poesia scocca con una libertà espressionistica che sfonda ogni paradigma, infuocata nell’urgenza di un’esplosione. La poesia che esce dal corpo e si fa corpo vulcanicamente, senza misericordia contro la bella letteratura.

Ringrazio l’editore per aver portato questo fiore di canto.

La fine della poesia
La fine della poesia dovrebbe essere in un corridoio buio
Di una casa popolare che sa di cavolo come una latrina
Dovrebbe essere la benedizione inaspettata di un coltello
Sotto una vanga o un piede di porco alla tempia conciso come un amen

Dovrebbe essere un carrarmato di un cielo scatenato
La fine della poesia dovrebbe essere più veloce anche del pensiero
Per gridare ciò che potrebbe significare ribellione o rimpianto
La fine della poesia dovrebbe essere sgrammaticata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *