A Bologna nell’Aula Magna di Santa Lucia nel giorno dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, lunedì 20 febbraio 2023, ha ricevuto dall’UniversitĂ  la massima onorificenza del Sigillum magnum Marjane Satrapi, regista e autrice di Persepolis, la graphic novel nota in tutto il mondo, in cui racconta la propria vita in Iran e l’esilio in Europa.        Con questo riconoscimento l’Alma Mater – che ospita una tra le piĂą numerose comunitĂ  studentesche iraniane in Italia – ha preso posizione a favore delle cittadine e cittadini nella loro battaglia in difesa dei diritti umani.     Nella sua lectio magistralis, intitolata The freedom of mind l’artista e attivista iraniana, che ora vive a Parigi, con toni molto critici e brillanti ha toccato vari argomenti, dal sesso alla religione dal patriarcato alla politica: “La rivoluzione procede come le onde, su e giĂą, ma non c’è dubbio che vincerĂ .   Questa è una rivoluzione che è partita dalle donne ma i ragazzi, gli uomini, le hanno seguite e sono al loro fianco. Ho parlato con un contadino curdo e mi ha detto: “Ai miei figli spiego che, se vogliono essere veri uomini, devono essere donne”.    “Questa è una generazione – prosegue – che non ha il trauma della guerra o dell’esilio, che aveva la mia… I nati del 2000 sono cresciuti con internet e hanno potuto aprirsi al mondo, trovare punti di contatto anche a distanza. Dobbiamo sostenerli in tutti i modi possibili”. Lo ribadirĂ  in una successiva intervista: “Io ero la prima a criticarli, ma i social media hanno dato loro la possibilitĂ  di crescere a contatto con il resto del mondo. E hanno raggiunto quella che io chiamo “la cultura della democrazia”, che non è una cosa che capita di punto in bianco ma è un processo. E loro stanno attraversando questo processo con coraggio. Sono finalmente pronti ad abbracciare la democrazia. Questa volta il cambiamento ci sarĂ  per davvero. Non so dirti con precisione cosa c’è nel futuro dell’Iran perchĂ© non ho nessuna sfera di cristallo in cui guardare cosa succederĂ .    Ma di una cosa sono sicura: la Repubblica islamica è morta. Il suo muro della paura si è rotto. E una volta che le persone non hanno piĂą paura non tornano indietro”.   Quando poi il giornalista del “Fatto quotidiano” le pone un’ultima domanda: “Durante la cerimonia ha detto che va bene tagliarsi i capelli come segno di solidarietĂ  verso chi protesta, ma vanno tagliati anche i fili con il regime iraniano. Cosa dovremmo fare quindi noi che osserviamo da lontano quello che sta succedendo in Iran ?”   La risposta è decisa: “Parlarne…  Le parole possono sembrare solo parole, ma alla base di ogni azione ci sono proprio le parole.”   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarĂ  pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *