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Questi abitator dei sepolcri son terra e polvere ora
Ogni atomo ad ogni atomo ha detto per sempre addio
.

Omar Khayyâm

Globalizzazione è anche contaminazione: non solo fra diverse culture, ma anche fra i rami delle diverse tipologie culturali. Viene in mente il problema della incomunicabilità sussistente tra scienziati e umanisti posto da Charles Percy Snow, nel suo famoso e ormai classico saggio: Le due culture (1959). Snow, che era al tempo stesso fisico e scrittore, in questo libro denuncia la profonda spaccatura esistente tra il mondo della ricerca scientifica e quello degli studi umanistici, dove non c’è comunicazione e scambio di esperienze; il che si traduce in una spartizione di raggi d’azione: mentre la ricerca scientifica e tecnologica detiene una grande importanza sotto l’aspetto sanitario, nonché nello sviluppo sociale e nella qualità della vita, la cultura umanistica, per una sorta di inerzia storica, permane dominante nelle scelte a carattere politico e pedagogico. Secondo Snow, in tutti questi ambiti, sarebbe invece necessaria la presenza di entrambe le culture che, nonostante punti di vista divergenti, si arricchirebbero reciprocamente, incentivando il benessere sociale e assicurando una certa profondità di prospettiva. Al momento attuale, si rende quanto mai necessaria questa integrazione (specificatamente di Arte e Letteratura da una parte, e di Scienza e Tecnologia dall’altra), e si rende dunque necessario trasformare dette divergenze in convergenze, nell’ambito di una simbiotica sinergia culturale. Non si tratta di una novità assoluta, storicamente parlando. Un esempio per tutti (trascurando molti altri autori, certa fantascienza, ecc.) può essere il celeberrimo poema De Rerum Natura di Lucrezio. Ma si tratta di un testo poetico, se così è lecito dire, a carattere divulgativo, mentre quello che urge è la ricerca di una nuova mitologia, che affondi le sue radici nel terreno vasto e in gran parte inesplorato (esteticamente) del Discorso Scientifico.

Per esemplificare, descriverò una mia maniera di fare poesia, secondo me simbiotica nel senso suddetto, e le fonti principali che l’ispirano. In primis, mi intriga molto questa affascinante verità: ovvero che tutti gli atomi del nostro corpo sono nati in una stella la quale, morendo, li ha poi disseminati nello spazio, a formare il sole, i pianeti e la Terra, dove il Caso e la Necessità, per dirla con Monod, hanno creato la vita, il cervello e il grande mistero dell’intelligenza. E la cosa più inquietante, che sfiora il misticismo anche per un irriducibile materialista, è che il ‘cosmo’ ha apparentemente fatto tutto da solo, per così dire: le stelle, come detto, hanno formato gli atomi, i quali combinandosi hanno costruito le sostanze organiche, ovvero i mattoni della materia vivente, da cui è nata la vita, che dopo un percorso evolutivo durato centinaia di milioni di anni, ha creato la materia grigia, e dunque la coscienza, la mente umana, e forse altre innumerevoli menti disseminate nel cosmo, e in tutti i mondi possibili, sparsi nel futuro. Sembra un paradosso, ma non lo è, pensare alla materia delle stelle, diventata cervello, che pensa alla materia delle stelle! E’ una specie di circolo virtuoso, per non dire ‘vizioso’. E’ come una frase autoreferenziale! In questa verità c’è un grande mistero, un enigma insolubile, come quello di un occhio che può vedersi. Nel senso che pare proprio che la materia, esplorando il caso e giocando col possibile, abbia raggiunto la consapevolezza di sé! Per dirla in altri termini, poiché l’uomo fa parte del cosmo ne consegue che, nel nostro cervello, la materia ha acquisito la coscienza di esistere! In tal senso noi, e tutti gli esseri pensanti sparsi nelle galassie, siamo l’autocoscienza del cosmo. Sotto questo rispetto, un uomo che riflette sull’universo è un frammento di universo che pensa a se stesso! E come Tommaso ha detto, a proposito della verità divina: “non sei tu che pensi alla verità, ma è la verità che si pensa in te”, noi potremmo dire a noi stessi: “non sei tu che pensi all’universo, ma è l’universo che si pensa in te”. 

Oltre a questo, trovo assai stimolante  la comune discendenza di tutti gli organismi viventi, e l’universalità del codice genetico. Per esempio, pare inverosimile, ma è stato dimostrato in modo irrefutabile che abbiamo un antenato comune con i funghi (!), risalente a circa un miliardo di anni fa, e che tutti discendiamo da LUCA (Last Universal Common Ancestor). Anche per questo, dovremmo nutrire un sentimento di empatia per tutti gli esseri viventi, compreso quelli che ingiustamente disprezziamo. E che dire, poi, della magia dell’ingegneria genetica? Per esempio, se si inocula un segmento del nostro DNA in qualsiasi altro organismo, le sue cellule lo ‘leggono’ e ne eseguono le istruzioni: con tale procedimento, una pianta di tabacco ha sviluppato delle foglie di colore rosso per avere prodotto l’emoglobina!

Ma in tanti altri modi la conoscenza scientifica, specificatamente biologica, può generare stupefazione. Solo per fare un altro esempio, le nostre cellule, mediamente, sono circa trentasettemila miliardi, ma i microrganismi che popolano il nostro corpo, in modo per lo più benefico, sono più di centomila miliardi! Per certi aspetti l’Io diventa un Noi…

Ho notato che quanto più si va scientificamente a fondo nella ricerca dell’essenza delle cose, tanto più aumenta la poesia, ovvero il fascino dell’illimitato. Tutte le teorie sull’origine del cosmo sprofondano nella metafisica, o in una logica trascendente, quasi nel misticismo. Il che potrebbe ispirare poesie come questa, a puro titolo di esempio:

IL GRANDE DEMIURGO

In principio era l’idrogeno,
padre di tutti gli elementi,
l’idrogeno uno e trino:

prozio, deuterio e trizio!
Creatore del verbo
ESSERE
e di tutte le generazioni
dei corpi celesti.
L’universo è una grande
famiglia nucleare.

Ma la cosa che più di tutto ha meravigliato recentemente il mondo scientifico, è la conferma definitiva di un comportamento quantistico della materia che ha dell’incredibile, per non dire del miracoloso. Tutti sanno che un messaggio spedito alla velocità della luce, per raggiungere la Luna impiega circa un secondo, 10 minuti per raggiungere Marte, due ore e mezzo per arrivare su Urano, molti anni, anche milioni, per raggiungere stelle e galassie. E la velocità della luce è insuperabile, come ha dimostrato Einstein. Ebbene, gli esperimenti di Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger, premi Nobel 2022 per la Fisica, hanno definitivamente dimostrato, dopo decenni di esperimenti, che due particelle quantisticamente definite ENTANGLED (intrecciate) possono ‘comunicare’ tra di loro in modo ISTANTANEO, anche se si trovassero su parti opposte della Via Lattea, o addirittura su due galassie diverse! Questo sconvolge il nostro senso della realtà, e tocca significati più complessi e fecondi. La fisica quantistica, si sa, è controintuitiva, ma qui siamo ai confini della magia, del mistero e della meraviglia, che è quanto dire della poesia. Così, la poesia della materia può diventare materia della poesia. Per concludere, i veri poeti a questo mondo sono forse i matematici, perché loro parlano proprio il linguaggio del cosmo, una lingua letteralmente e materialmente UNIVERSALE. Lo ha detto anche Galileo, con parole famose: “La matematica è l’alfabeto con cui è scritto l’universo”.

  1. Avatar Clelia Degli Esposti
    Clelia Degli Esposti

    Articolo molto interessante. C è un grande fascino in ciò che è così lontano dall umano eppure pensato dai nostri cervelli ad ogni livello, fatti della materia delle stelle. Grazie

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