Aldo Capitini

Attraverso due terzi del secolo (1968)

Sono nato a Perugia il 23 dicembre 1899, in una casa nell’interno povera, ma in una posizione stupenda, perché sotto la torre campanara del palazzo comunale. Mio padre era un modesto impiegato comunale, e custode del campanile, suonava anche le campane comunali, e tutti noi in casa sapevamo farlo.

Presi da Gandhi l’idea del metodo nonviolento impostato sulla non collaborazione, potevo avere una guida per dir di no al fascismo (quando Giovanni Gentile mi chiese la tessera fascista per conservarmi nel posto della Normale).

Nuova socialitĂ  e riforma religiosa 1950

Rifiutando ogni carica offertami nel campo politico ho piegato la politica e l’interesse in me fortissimo per essa alla fondazione di un lavoro per la democrazia diretta per il potere di tutti o omnicrazia come la chiamo.

Si deve cominciare il lavoro dal basso, dal più basso possibile, dagli anonimi e dagli sconfitti, dai mal ridotti, dai disperati, da chi sta già mezzo dentro la fossa, contro la falsa luce e l’oscura vittoria dei forti e dei potenti, che nella vita sono morti, mentre gli altri dalla morte vivono e operano dal di dentro a noi e con noi, se siamo umili e uniti in un aperto cerchio corale.

 Taccuino Ritrovato (1935/1936)

Credo nella forza della coscienza, nel mio lavoro, nei miei doveri e diritti, qui sulla terra.

Prima di tutto, ho visto che le chiese di tutte le religioni sono piene di leggende e di dogmi che fanno condannare chi non li crede. Per me c’è una vera chiesa infinita.

Si farà come il grano che, per l’inverno e la neve, spinge più nel profondo le sue radici.

Atti della presenza aperta (1943)

Non ti sei compiaciuto

Ma non ti sei idoleggiato

Quando dirai una parola, sarai infinitamente in essa, anche umile.

Se canterai, fa che tu sia tutto canto.

Ed è bello, che te aperto a tutto, nulla possa far da padrone.

E vai a vivere ogni incontro, ti spezzi come un pane intimo al mondo. Non vuoi aver fatto, ma fare

Nelle assemblee porterai un’interna nonmenzogna

Cuore mente e forza, come un governo.

Che importa l’avverso? Anche la bestia battuta dal vento diviene più forte.

Vedi il concepibile dentro il tempo e lo spazio, e ti senti, sopra l’adorazione, presenza…

Entro la mitezza una forza.

Hai messo da parte la tua storia, non hai scritto il tuo nome sui muri.

Intanto il mondo ti colpisce, muoiono i buoni, e tu non evadi nella felicitĂ .

Hai accettato la tua infinita povertĂ .

Finalmente sei con gli annullati nel mondo.

Ad ogni morte di animali soli sulla terra.

Sarai sempre alle terre periferiche dove l’umile è più misero: si alzano davanti a te volti e occhi di neri, di gialli.

Nulla prometti per attrarre e nulla chiedi.

Ogni modello è sceso e non s’impone più.

Ogni morte non muore nell’uno molteplice.

Colloquio Corale (1956)

Ci siamo levati nella notte e il buio era giĂ  aperto.

Per tutto ieri abbiamo volto il corpo ad una tensione aperta
pazienti alla mole del lavoro piegandoci mansueti a ascoltare
dall’oscuro esistere le cose si preparavano a una simmetria festosa

Dopo giorni di abitudini e di non accorgersi rispondiamo a una chiamata per noi

O festa

Tu che sei di là dall’utile o invisibile nel tuo culmine
compensa ogni perdita

Non può essere che esista soltanto darsi colpi l’uno con l’altro

Scendiamo nella vita col vestito della festa, indossato al cospetto dei morti
è con noi il silenzio dei cimiteri, l’ultimo verso delle epigrafi.

amare amare dalla radice       amare amare dalla radice

e voi    alberi dalla vostra immobilitĂ , voi animali cui batte il cuore
non restate chiusi nei nidi   non seguite le vecchie abitudini

è la parola qui divenuta compresenza di tutti
agli stroncati ai disfatti ai rimasti con voce afona
perché tutto sia di tutti, così come fa la festa.

Perché andare lontano, se qui è il sommo che si apre?

La mia nascita è quando dico un tu
mentre aspetto, l’animo già tende
andando verso un tu ho pensato gli universi

La casa è un mezzo a ospitare

Prima che tu sorridi, ti ho sorriso
Ardo perché non si credano solo nei limiti

La mente visti i limiti della vita si stupisce della mia costanza di
innamorato

Mescolato agli altri modestamente vestito.

Sono divenuto estraneo, gli altri non sentono che ci sono

Non voglio far pace con la scaltrezza con la tattica e il compromesso

No non si creda non ho fatto la pace con il mondo.
No No No non si creda non ho fatto la pace con il mondo

E io non faccio pace con lui e lo scruto da fermo e costante.

Date parole che siano reali come cose e piĂą delle cose.

Ho invocato nella mia solitudine e ho avuto soltanto la forza di resistere.

Meglio amare per poter anche pensare

Invocando tutti, sto aperto

Amo ciò che è umile, perché assomiglia al silenzio, pronto alla musica.

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  1. Avatar vittoria ravagli
    vittoria ravagli

    Bellissima grazie

  2. Avatar elisabetta chiacchella
    elisabetta chiacchella

    Davvero, Anna, che parole, grazie

  3. Avatar giovanna
    giovanna

    Questo canto che sgorga da un animo puro, è dono prezioso da meditare profondamente.

  4. Avatar Gianni Zagni
    Gianni Zagni

    Un’anima alta e sensibile, un maestro che addita e orienta. Quasi una scoperta ogni volta che lo si avvicina. Più che mai necessario oggi.

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