Nell’ambito degli eventi per l’Earth Day 2021, la galleria d’arte moderna di Roma, ha ospitato il grande lavoro polisemico di Nina Maraccolo. Sia la mostra che il catalogo hanno avuto la curatela di Plinio Perilli.

Il catalogo merita una sosta accurata per la preziosità originale della ricerca di questa artista che trasversalmente entra in diversi registri artistici, elaborando una poetica che coniuga drammaticamente l’esistenziale con l’universale. Se la critica accenna a una mistica, occorre radicare questa parola dentro una dimensione terragna, in cui ogni vitalità respira nel mantice della metamorfosi. L’artista ha composto un’opera totale  dentro cui narra il viaggio dalla cellula vegetale a quella nominale. La fotografia esplora i dettagli delle muffe, in cromie di strati di materia sorprendenti, Il mutamento del fogliame di eucalipti immersi nell’acqua compie miracoli di forme, figure, luci, quasi mappe cosmogoniche. L’esistente chiama la responsabilità di proteggere la coniugazione elementale, condanna la degradazione ambientale e ciò che spinge a dinamiche consumistiche e aggressive, di matrice bellica.

Ogni passo del catalogo è una maglia complessa di pensiero, di finissima cucitura artistica, culminante in questo testo dal titolo, chiave di tutta l’opera:

Invocazione

Dio, ti prego, riportami a Lhasa. A casa.

Accogli il mio sentimento romito. Ti porterò il bisbiglio dei fiori, il sussurro del primo bagliorr odoroso. Le fronde bambine al vento, struggenti come spaurite animelle.

Anch’io sono malata. Vivo il cancro come necessario cambiamento. Lo esploro. Mi dico che la parte sana del mio corpo ha il dovere di sostenre quella malata.

È una dinamica fatta di reazioni tempestive, un sentire teso al cambiamento.

Ci vuole tempo. In quel 2017 una nera fioritura di rosa emerse dal mio seno destro, senza preavviso. La rosa era dura. Consistente, un insediamento di cellule come cementificate e di origine fossile. Che portassi la storia di qualche popolo antico tra le zone inesplorate del mio corpo?

So che è una prova, la gioia, è una morsa che spacca il silenzio – e Ti sei la stella nell’aria che annotta. Mi dirai di non temere il nero che non scontorna la sua certezza. Mi dirai di entrare in un luogo d’elezione. Mi dirai di accogliere l’Attesa, così da impedirle di andarsene fino a quando lo riterrà utile. Mi dirai di cantare di questo mio giorno – ovunque Ovunque – Tu sarai.

DIO, TI PREGO, RIPORTAMI A KAILASH.

Molte le note di critica all’interno del catalogo, tra cui “Geomanzie, Geomanti, Geomantica nelle nuove opere di Nina Maroccolo” di Plinio Perilli.

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