Dedicato a L., dolce mamma adottiva

Sono entrato al cinema quasi per caso, senza sapere nulla del film che andavo a vedere. Sono rimasto folgorato dagli occhi della ragazzina, dal suo sguardo indomito. Il film ha un titolo in inglese, in ossequio alla moda imperante di lasciare i titoli in lingua originale, The quiet girl. La ragazza del titolo è lei, appunto, la bambina che parla con il silenzio degli occhi. La storia si svolge nella campagna irlandese negli anni ’80 del secolo scorso: la ragazza viene data in affido ad una lontana cugina della madre, che non ha figli. L’incontro vive di piccoli gesti e di azioni ripetute, di cuori che si aprono a poco a poco. Mi ha affascinato l’insistenza del film su momenti familiari che si ripetono uguali, con la macchina da presa che si tiene a debita distanza, fuori dalla porta, mi verrebbe da dire, pronta a cogliere e a farci cogliere i minimi gesti di prossimità: un’affettività mai strillata ed esibita, ma che si insedia nel profondo. Il film è un piccolo gioiello, girato nel 2022 dal regista irlandese Colm Bairéad, portato in Italia da un distributore indipendente, le Officine UBU. Mi ha talmente conquistato che non resistito al desiderio di saperne di più sull’opera da cui è stato tratto e sulla sua autrice. Il film prende le mosse da un racconto, Foster, della scrittrice irlandese Claire Keegan, non ancora tradotto in italiano. Se fossi un editore non esiterei ad acquisirne immediatamente i diritti di traduzione. Leggendo il racconto ho avuto conferma che il film rispecchia in pieno lo stile narrativo della scrittrice irlandese, lieve e misurato anche quando tratta di tematiche forti. Non conoscevo Claire Keegan che scrive con parsimonia, di preferenza racconti. Sono andato a cercare cosa è stato tradotto di lei in italiano. Sono uscite due sue raccolte dall’editore Neri Pozza, Nei campi azzurri, 2009 e Dove l’acqua è più profonda, 2010. Poi più nulla fino al 2022, quando Einaudi Stile libero ha pubblicato Piccole cose da nulla, un racconto lungo di circa 90 pagine. Il protagonista è Bill Furlong, figlio di una giovane donna rimasta incinta troppo presto e mai riconosciuto dal padre. Lo incontriamo negli anni della sua maturità, con un’attività prospera e una bella famiglia con cinque figlie femmine. Fa il commerciante di carbone. Durante il suo lavoro viene in contatto con un mondo che non lo lascia indifferente, quello delle Laundries irlandesi, nelle quali le ragazze madri erano segregate e obbligate dalle suore a fare lavori pesanti per espiare le loro presunte colpe carnali. E qui si trova davanti ai dilemmi della propria coscienza, tra tornaconto personale e scelte che possono costare care: “Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio? Il racconto è intenso e incanta, come il suo protagonista, un uomo dolce e tenace che sa fare tesoro del proprio dolore. Keegan ama l’universo della campagna irlandese e vi immerge il suo racconto facendo in modo che il male traspaia a poco a poco nell’apparente serenità del mondo rurale: “il peggio che avrebbe  potuto succedere se lo era già lasciato alle spalle: la cosa che avrebbe potuto fare e non aveva fatto, e con cui avrebbe dovuto convivere per il resto della sua vita”.

Claire Keegan, Piccole cose da nulla, traduzione di Monica Pareschi, Einaudi, 2022

  1. Avatar Roberto
    Roberto

    Molto interessante, hai fatto bene a metterci al corrente di questi libri quando canali convenzionali li ignorano

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