È un’opera che in questi giorni è rientrata tra le mie mani e i miei occhi e che rimbalzo qui su CartaVetro per la sua preziosità. Un corale di maestri e maestre della fotografia che hanno lavorato l’orrore corpo a corpo consegnandocelo con una pulizia artistica e una profondità etica esemplari. Quando l’artista vive una verticalità onesta in continua ricerca autocritica vive sempre nella dimensione dell’impegno. Vive sempre nella dimensione della resistenza. Qui, il lavoro fotografico magistralmente attraversa la frontiera quasi oltre la sostenibilità del visibile, porge testimonianza di fatti e persone a cui è necessario rendere conto, mettendo in discussione drammaticamente le carie del nostro sistema sociale, culturale, politico. Mette il nostro occhio rivolto all’interno di noi stessi interrogandoci.

La collezione dei piccoli volumi tascabili, di cui fa parte l’opera, ha sempre una via tematica netta, con testo critico e schede biografiche, utile per successivi approfondimenti. Fu creata in Francia, originariamente da Robert Delpire. Questa antologia fotografica ha introduzione commento e glossario di Michel Christolhomme e si apre con il titolo significativo “Il dovere di vedere”.

Sessantaquattro autori e autrici sono portati assieme a una loro fotografia, dentro cui possiamo restare, respirare, in una tensione tra il tragico e il drammatico, anche sorretti dalla maestria artistica del lavoro e della folgorazione visiva.

Arriviamo al tacere, all’ammutolimento. Quel non verbale tremendo dentro cui trarre l’urgenza, il senso, di essere presenti al mondo, con il nostro contributo, uscendo dal proprio io anestetizzato, autoreferenziale, ottusamente egoico.

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