La personalità maestra di Giorgio Manganelli (1922 – 1990), indiscussa nella sua qualità di saggista, scrittore, collaboratore di testate giornalistiche, teorico del gruppo ’63, per una neoavanguardia il cui pensiero agisce la lingua con potente rivoluzione, si completa con l’espressione poetica, poco o per niente conosciuta. In questa opera, Antonio Bux direttore della collana Le mancuspie, propone una selezione di poesie, l’ultima delle quali propone il titolo dell’intera antologia.

I primi testi sono dei veri e propri varchi lirici dentro il mito. Euridice, Psiche e Caronte, Hypnos, Demofonte, Le cariatidi, sono protagonisti irrorati di un’interpretazione sensibilissima. Così come le poesie intitolate Annunciazione, hanno la capacità di rovesciare il primo piano sull’angelo, immergendo la sua volatile presenza dentro un’emotiva umanità appassionata.

Annunciazione (II)

Innamorato io sono
delle tue mani magre:  
nella stanza breve
il dolce tuo corpo mi spaura.
E la tua fronte chiara, l’oscurità
Del mantello sopra le tue spalle.

Enorme, alato
angelo immortale mi angoscia
il tuo polso sottile, mi assorda
disceso dal trono
fragoroso dei santi,
il fruscio della tua veste.

La memoria è sfinita
dal messaggio antichissimo:
la stanchezza dell’aria mi conduce
a sonno improvviso sopra la tua spalla.


Non aprire i miei occhi:
giĂ  non mi lascia dormire
il mio messaggio
con un grido
dalle tue mani mi distoglie
dalla tua spalla breve;
a ritroso per l’aria mi trascina,
giĂ  piĂą non ascolto la tua veste.

Le poesie seguono registri opposti: dagli accordi melodici a elettriche frustate in cui l’ironia irriverente scrosta retoriche, incendia una visionarietà in cui la lingua spezza e segmenta il verso, nomina il corpo, il sesso, in un oscuro vortice infernale.

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