Francesco Roat

Francesco Roat – saggista, narratore e critico letterario trentino –, già insegnante di lettere nella scuola secondaria e consulente editoriale, scrive da decenni di temi culturali su quotidiani, settimanali e riviste. Ha pubblicato i saggi: L’ape di luglio che scotta. Anna Maria Farabbi poeta (LietoColle), Le Elegie di Rilke tra angeli e finitudine (Alpha beta), La pienezza del vuoto. Tracce mistiche negli scritti di Robert Walser (Vox Populi), Desiderare invano. Il mito di Faust in Goethe e altrove (Moretti&Vitali), Il cantore folle. Hölderlin e le Poesie della torre (Moretti&Vitali), Religiosità in Nietzsche. Il vangelo di Zarathustra (Mimesis), Beatitudine. Angelus Silesius e Il pellegrino cherubico (Àncora), Miti, miraggi e realtà del ritorno (Moretti&Vitali), Nulla volere, sapere, avere (Le Lettere).

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MISTICA E MISTICI: Giovanni della Croce

Ritenuto da molti studiosi il più insigne mistico cattolico,[1] nonché un grande poeta, Giovanni della Croce nasce ad Avila (Spagna) nel 1542. A ventun anni decide di farsi religioso optando per l’ordine dei Carmelitani presso la sede castigliana maggiormente prestigiosa: Medina. Lì incontrerà in seguito Teresa di Gesù (Teresa d’Avila) che lo convince a partecipare alla riforma del Carmelo da lei avviata; ha inizio così l’intensa vita spirituale di Giovanni all’insegna della preghiera, dell’austerità e dell’apostolato. Data cruciale sarà però il 1577, allorché egli ‒ accusato di fomentare la ribellione/secessione, legata ai contrasti sorti tra i due gruppi dei carmelitani: gli Scalzi e i Calzati ‒ viene arrestato e imprigionato nel convento di Toledo, dove è costretto a rimanere in una cella angusta per circa nove lunghi mesi travagliati di prigionia dura e penosissima; carcerazione dalla quale Giovanni uscirà stremato grazie a una fuga avventurosa, per trovare poi rifugio in Andalusia. Seguiranno successivamente anni intensi in cui il Nostro si prodigherà ancora per la riforma dell’Ordine, assumendo vari incarichi: ora quale superiore di comunità, ora quale direttore spirituale. Sarà quello anche un periodo d’impegnativa e fruttuosa produzione letteraria. Una volta poi fatto ritorno nella natia Castiglia riprenderanno tuttavia le frizioni/incomprensioni con alcuni confratelli e con il suo autoritario e poco duttile Superiore generale. Allontanato da ogni responsabilità, Giovanni si ritirerà nel silenzio e nella meditazione senza mai cedere al turbamento, mantenendo un’inscalfibile serenità d’animo che non verrà meno neppure con l’aggravarsi delle condizioni di salute, via via sempre più precaria. Morirà quindi a soli 49 anni sul finire del 1591, venendo proclamato santo nel 1726 e Dottore della Chiesa nel 1926.

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