Francesco Roat

Francesco Roat – saggista, narratore e critico letterario trentino –, già insegnante di lettere nella scuola secondaria e consulente editoriale, scrive da decenni di temi culturali su quotidiani, settimanali e riviste. Ha pubblicato i saggi: L’ape di luglio che scotta. Anna Maria Farabbi poeta (LietoColle), Le Elegie di Rilke tra angeli e finitudine (Alpha beta), La pienezza del vuoto. Tracce mistiche negli scritti di Robert Walser (Vox Populi), Desiderare invano. Il mito di Faust in Goethe e altrove (Moretti&Vitali), Il cantore folle. Hölderlin e le Poesie della torre (Moretti&Vitali), Religiosità in Nietzsche. Il vangelo di Zarathustra (Mimesis), Beatitudine. Angelus Silesius e Il pellegrino cherubico (Àncora), Miti, miraggi e realtà del ritorno (Moretti&Vitali), Nulla volere, sapere, avere (Le Lettere).

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Eckhart Tolle, COME METTERE IN PRATICA IL POTERE DI ADESSO

Eckhart Tolle sta ormai divenendo un guru a livello mondiale. La sua prima pubblicazione ‒ Il potere di Adesso, 1997 ‒ è stata tradotta in ben quindici lingue. Tale sua opera, che recupera l’insegnamento di svariate tradizioni spirituali, può venir considerata una formulazione post-moderna del misticismo; non a caso lo pseudonimo Eckhart con cui Tolle ha voluto farsi chiamare (il suo nome vero sarebbe Ulrich Leonard) fa riferimento al grande mistico medioevale tedesco, indicato come il Meister (maestro) per antonomasia. Potremmo anche dire che Tolle nei suoi scritti si rifà senz’altro sia al messaggio del Buddha che di Gesù Cristo, senza però propendere per questa o quella confessione religiosa. Vi sono altresì in lui tracce della spiritualità taoista e induista, e non mancano infine chiari riferimenti all’antico stoicismo greco-romano.Recentemente è stato tradotto in italiano una sorta di compendio de Il potere di Adesso, in cui gli aspetti pratico-comportamentali della filosofia di Tolle vengono da lui ripresentati in una forma ancora più sintetica ed accessibile. Il testo contiene pure dei brevi ma basilari estratti del primo libro di quest’eclettico pensatore, i quali si prestano indubbiamente ad una lettura e/o una rilettura meditativa. L’auspicio dell’autore è far giungere il lettore ad una sempre maggior consapevolezza di sé puntando giusto sull’attenzione a quello che – in termini latini ‒ potremmo chiamare l’hic et nunc: il qui e ora, ossia l’Adesso, il presente, l’unico momento e luogo in cui viviamo, giacché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora; come d’altronde ogni altrove: luogo/ambito lontano da dove ci troviamo.L’indicazione del Nostro è tanto semplice quanto essenziale nella sua radicalità: occorre essere sempre consapevoli, ossia testimoni di quanto facciamo, sentiamo, e soprattutto pensiamo in questo preciso istante. “Così, quando ascolti un pensiero ‒ nota l’autore ‒, sei consapevole non soltanto di quel pensiero, ma anche di te stesso come testimone. È entrata in gioco una nuova dimensione di consapevolezza”. E ancora: “In questa condizione senti la tua presenza con una tale intensità e gioia che tutti i pensieri, le emozioni, il corpo fisico e l’intero mondo esterno diventano relativamente insignificanti in confronto”.Purtroppo è condivisibile il fatto che per la maggior parte di noi l’Adesso conti ben poco, presi come siamo dalla preoccupazione per il domani e dalla nostalgia o dal rifiuto rispetto allo ieri. La proliferazione mentale poi è la nostra maggiore occupazione: rimuginiamo di continuo, fantastichiamo, ci lamentiamo dell’oggi, speriamo o disperiamo invano per qualcosa che è ancor tutto da venire. Mentre, ricordando la massima realizzazione spirituale buddhista, Tolle sottolinea come l’illuminazione significhi: “elevarsi al di sopra del pensiero”, e come ottenere la libertà interiore comporti la disidentificazione nei confronti delle varie maschere (o ruoli) indossate dall’ego, sempre tutto preso da desideri e avversioni, da giudizi e pregiudizi. Mai che si stia semplicemente/tranquillamente nel qui e ora, come invece fanno ad esempio piante ed animali, da cui molto dovrebbe imparare l’uomo che ha avuto l’arroganza di chiamarsi sapiens.

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